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capitolo secondo 27


8
Sentesi giá ’l rumor al ciel diverso
di trombe e gridi d’uomini e cavalli:
era ne l’aere un tempo chiaro e terso
né un picciol fumo sorge da le valli:
chi qua, chi lá, chi al lungo, chi al traverso
urta ’l cavallo, affrena, stringe e dálli;
chi su, chi giú, chi va, chi vien, chi sede;
chi sí, chi no, per la gran calca vede.
9
Re Carlo in mezzo a cento capi d’oro
fermato s’era in logo piú eminente;
ciascun lá mira e vede il gran tesoro
che ’ntorno lui splendea sí riccamente:
Minerva non giammai sí bel lavoro
trapunse di sua mano a suo parente,
quant’era il manto, ch’egli in cotal giorno
aver fra tanti regi volse intorno.
10
Ma pria che al ver contrasto e ragionevole
si vegna, odi, lettor, ché vi è da ridere;
perché una trama occulta e sollacievole
fra i duodici re Carlo fa dividere.
Ecco improvvisa venne una festevole
vecchiarda, che comincia forte a stridere
con un suo corno ed a caval d’un’asina,
parendo che venisse da la masina.
11
Tacquer le trombe tutte, e la bertuccia
(ché proprio di bertuccia apparve in atto)
soffia nel corno quanto può la buccia,
rendendo un sono tutto contraffatto.
Ma Berta a tal novella si corruccia,
presaga giá del torto che l’è fatto;
e vede che ’l Danese nel steccato
era s’un mulo magro e vecchio entrato.