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selva seconda 319


Leggiamo nel Genesi che la verga, la quale teneva Mosé in mano, d’uno legno, per divina potenza, divenne uno serpente e ritornò poi di serpente ne la sua primiera forma. Ecco chiaramente veggiamo che puote Egli le spezie mutare e le forme de le nature de le cose, sí come colui nel cui arbitrio è dare e tôrre ogni essere ed ogni vita ed ogni intelletto. Leggiamo ancora che molte statue o idoli di metallo o di pietra per diabolica virtú parlavano e rispondevano a coloro che gli domandavano. Che direte voi qui? niegarete voi non potere Iddio operare in uno asino quello che gli diavoli hanno potuto operare in uno insensibile marmo o metallo? Questo certamente non niegarete voi, ché niegare non si dee il vero né a quello mai contrastare, ma dargli perfetta e piena fede. Taccio io Lazzaro e molti altri da Cristo e da’ suoi santi risuscitati, taccio altresí molti ciechi alluminati, taccio gli attratti dirizzati, taccio e’ leprosi mondati, taccio finalmente tutti gl’infermi da lunghe e mortifere infermitati con la sola parola curati e a perfetta ed intera sanitá renduti, i quali tutti senza alcun dubbio ne mostrano la divina potenza e vertú. Ora vengo a piú aperto argomento di quella; e dico che niuno è il quale non sappia che l’asino, o asina che ella si fusse, di Balaam profeta non solamente parlò ma, profeta ancora divenuto, profetò e predisse quelle cose le quali da Dio gli erano state rivelate. Che piú dunque m’affatico di volere ciò piú apertamente dimostrare? Chiarissimo argomento è quella cosa essere possibile, la quale alcuna volta è ovvero fu giá buono tempo passato. Né mi fa qui ora mistieri di produrre l’Asino d’Apuleio, anzi di Luciano, stimolo de tutti i filosofi e morditore d’ogni laudevole openione, per ciò ch’io non intendo né voglio ora dimostrare come possino gli uomini in uno asino o in qualunque altro animale mutarsi; di che io non ho dubbio alcuno. E volesse Iddio che pochi fussero quelli, li quali sovente di uomini divengono crudelissime fiere e, rivolgendosi ne la bruttura de tutti e’ vizi e peccati, sono vie piú peggiori de le bestie, le quali buone sono per ciò che vivono secondo la loro natura, la quale buona fu dal sapientissimo ed ottimo Maestro criata. Né altro forsi Pitagora, divinissimo matematico, volse