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260 caos del triperuno


TRIPERUNO

V ano ha il pensier ed il desir inutile,
E sser chi crede un cielo a questo simile. [Inclinatio sordidae mentis ad illicita.]
R idi, cor mio, ché cosa verisimile
T ornar un’alma a Dio non è, ma futile.
I tene, leggi, e voi scritture ambigue,
T empo ch’eterno sia gli dèi s’appropriano,
E pel nostro sperar di risa scoppiano.

MERLINUS

S unt tibi tortificae faciles ad carmina musae,
O mi belle puer, sic sic bene concinis? an sic
R ecte recta canis? iam iam macaronicus esto.
T ale tuum carmen nobis, quale ocha plena
E st aio mensis, quale est damatina todesco
M alvasia recens, sus caulae, melque fritellis.

TRIPERUNO

N é per speranza d’altri beni, né [Elata laetitia praeter modum opinione praesentis alicuius boni.]
V oglio per alcun pregio for di qui
R eddurmi ad altri piú felici dí.
S ciocco sperar il ben ch’anco non è!
I o nacqui solo per gioir qua giú:
N oi dunque in terra e Dio nel ciel si sta;
I ndarno altrui sperarvi chi non sa!

MERLINUS

V era ais! O corsi, o admiranda potentia greghi!
T antula ne in puero doctula lingua meo?