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212 | caos del triperuno |
SESTINA LI CUI CAPIVERSI DICONO QUELLA SENTENZIA:
«CONCORDANTIA — DVRANT — CVNCTA — NATURE — FEDERA».
URANIA.
C ome ’l primo veloce mobil cielo,
O pposto a quei che volgono le stelle,
N on li distempra e sé tramuta in foco?
C om’è sospesa? e chi sostien la terra?
O nde con lei forma ritonda il mare
R itien, e mai posando non ha pace?
D’ una concorde e ragionevol pace [Discordi quadam concordia coelos elementaque Deus omnipotens astrinxit.]
A vvinse l’alta causa cielo a cielo,
N é men con pace in maggior cerchio il mare
T iensi a la terra, e giran sette stelle
I n sette sfere, il cui centro è la terra,
A nti da l’aer cinta e poi dal foco.
D ubbio non è che ’l mondo o in acqua o ’n foco
V errá sommerso, quando la lor pace
R otta sará, per sfare il mar, la terra, [«Ipse quoque in fatis reminiscitur affore tempus | quo mare, quo tellus correptaque regia coeli | ardeat et mundi moles operosa laboret». Ovid.]
A llor che dé’ fermarsi il nono cielo
N é piú rotarsi ’l sol con le sei stelle,
T rarsi nel centro de la terra il mare.
C rebbe, fu tempo giá, su l’alpe il mare;
V orar il mondo deve ancor il foco;
N on fia perpetuo il giro de le stelle,
C he al fin col cielo avran quiete e pace;
T ratto giá il ceppo uman o su nel cielo
A starvi sempre, o ’n centro de la terra.