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14 orlandino


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Non sia chi ardisca dirmi Sansonetto
di Gano esser figliuolo od altro tale,
perché non venne mai d’un maladetto
falsario ingannator, uomo leale;
il volto, gli atti ed ogni bell’ effetto,
germano il fan d’Orlando naturale;
Turpin ciò scrive, e chi mi nega questo,
aggia il malanno e di sua schiatta il resto.
29
Son certi pedantuzzi di montagna,
che, poi che han letto Ancroia ed Altobello
e dicon tutta in mente aver la Spagna
e san chi ancise Almonte o Chiariello,
credono l’opre d’altri sian d’aragna,
le sue non giá, ma d’un saldo martello;
e cosí avvien che l’asino di lira
crede sonar, quando col cul sospira.
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Ma poi che furon d’elli parte estinti,
parte stracchi rimaser per tropp’anni,
Carlo si elesse duodeci de’ vinti
gioveni, forti ai bellicosi affanni,
e, come era costume, gli ebbe cinti
di brando, sproni e militari panni,
che oprasser meglio per la fede il brando
che l’«utrum» d’esti frati e il «contra» e il «quando».
31
Vorrei pur io veder che i nostri tanti
teologi e soldati cosí vari,
appresentati del Gran turco innanti,
vellent antiquos patres imitari,
li quali, s’oggi in cielo sono santi,
non l’han giá racquistato con dinari,
ma chi col predicare e chi col brando,
sí come fece Paolo e ’l conte Orlando.