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capitolo primo 13


24
Prima vi narro duodeci baroni,
che «paladini» fannosi chiamare;
di Carlo e de la Chiesa campioni,
buoni per terra ed ottimi per mare;
amor, fede, ragion, arme, ronzoni
erano lor diletto e gioie care;
guerre, duelli, giostre, torniamenti
son proprio pasto di sí fatte genti.
25
Milon d’Angrante era di lor primiero,
poscia duo soi fratelli, Amon, Ottone;
Danese Ugieri, e ’l borgognon Rainiero,
poi di Baviera Namo, e Salomone;
Rampallo che fu padre di Ruggiero;
quel di Bordella, il gran signor Ivone;
Morando, e d’Agrismonte Bovo, e quello
Ginamo di Maganza iniquo e fello.
26
Questi dopo Milon pari d’onore
furon in corte, e ne’ stipendi soi;
non però tutti eguali eran di cuore,
perché sovente tra gli franchi eroi
scopresi qualche ingrato e traditore,
come leggendo intenderete poi;
di quelli dico dal falcone bianco,
che ’n frode mai non ebbero il cor stanco.
27
Saper vorrei, o astrologhi e geomètri
che ’l ciel non che la terra misurate,
di qual violenta stella cosí tetri,
cosí maligni influssi a le contrate
piovono di Maganza, o pur quai metri
di negromanti e d’importune fate
moveno sí cotesta gente ria,
che un sol non è che traditor non sia.