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capitolo primo | 11 |
16
Sol d’Orlandin io canto, e nondimeno,
quando Turpino divertisce altrove,
de l’ordinario suo non m’alieno;
ché donde in molti luoghi si rimove,
o quattro o cinque stanze v’incateno,
acciocché ’l libro mio non si riprove;
e forse fia col tempo chi su questo
dirá diffusamente tutto ’l resto.
17
Di quanti scartafacci e scrittarie
oggidí cantar odo in le botteghe,
credete a me, son tutte cagarie,
piú false assai de le menzogne greghe;
fatene, bei signori, forbarie,
ch’ognun il naso no, ma ’l cui si freghe:
sol tre n’abbiamo vere in stil toscano;
Boiardo le trascrisse di sua mano.
18
Come l’ebbe non so, sassel Morgana;
ché con le strige anch’egli ebbe amistade;
di che mi penso ch’entro quella tana
fusse portato a l’ultime contrade,
onde togliesse quella piú soprana
parte che volse a gran celeritade;
ma non finí tradurle in nostra lingua,
ché morte a ogni opra pia truncar s’impingua.
19
Però lasciò imperfetta la seconda,
la qual finisce Ludovico appieno;
né qui Francesco Cieco piú s’asconda
che gli rubò la sesta, e nondimeno
vi giugne assai per farla piú gioconda,
onde gli vien da noi creduto meno:
l’ultima diede con sua propria mano
al spirito gentil Poliziano.