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capitolo ottavo 161


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Credo veder in carne il Salvatore
e spero gioir sempre di sua vista.
Creder di questo piú non ho valore:
aiutami tu, vescovo albertista,
col figlio di Nicomaco, dottore
oggi allegato in chiesa dal tomista,
senza la metafisica del quale
quel primum verbum Dei starebbe male.
81
Credo che un laico peccator si mende;
un chierico non mai; tal è, che ’l mostra,
dico li rei; fors’è che non m’intende,
e in domo Dei giá invitami a la giostra.
Pian, piano, prego; ché qui non si vende,
boni servi di Dio, la fama vostra;
anzi vi onoro come grati a Dio
e cangiarei col vostro l'esser mio.
82
Non dico il scapuccino, non la soga,
non le gallozze, la coculla, il floco:
so ben che superstizia non v’affoga
in creder che pietade vi aggia loco.
Protesto a tutti, che non si deròga
a onor di frate alcuno sin al coco;
ma sol mi volgo ai lupi e mercenari,
larghi nel comandar, nel far avari. —
83
Allor il vesco, che per bono zelo
in soccorso di Griffarosto venne,
cotal bestemmie sotto ’l bianco pelo
di santa e dritta fede non sostenne;
sgombra la sala presto, e spiega il velo
di collera nel mar su l’alte antenne.
Rainer sen ride e spesso a drieto il chiama,
dicendo: — Cosí fugge chi non ama.

T. Folengo, Opere italiane. 11