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20
Vola per la cittá la fama, il grido,
che l’arciprete ha perso l’Instituta
con altri libri posti in loco fido
d’un suo carnero, andando ad un’arguta
disputa fatta in capite: «Divido
sanguinem Christi», dove si confúta
l’error de’ stoici, e provasi Epicuro
esser in domo Dei via piú sicuro.
21
Rainer similemente, che signore
stava de la cittade al reggimento,
ode che ’l venerabil monsignore
di mal di gola perso avea l’unguento;
poi de la vita lui tutto ’l tenore
viengli narrato, ed ébbene tormento;
perché di Cristo il patrimonio vede
sovente in man di chi oncia in Dio non crede.
22
— I’ non mi maraviglio — disse allora —
se scandalo patiscono gli agnelli
e se vanno le gregge a la malora
sotto alcun lupi, di pietá rubelli;
ma voglio provvedervi ad ora ad ora.
Tosto, che quel priore qui s’appelli! —
al cui fiero precetto il cavalliero
con la sbirraglia corse al monastero.
23
Tranno quel mostro orrendo for di tana
e l’han condutto di Rainer al seggio.
Corresi per mirar la bestia strana,
cui di grassezza un bue non ha pareggio;
ciascun si stoppa il naso a la profana
puzza di vino, di sudore e peggio;
chi ’l chiama porco, chi Sileno e Bacco,
chi bottaglion, chi di letame un sacco.