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142 | orlandino |
4
Fu in Sutri un gran prelato molto grasso,
o fusse abbate o qualche altro vicaro:
cascavali la panza fin da basso,
ch’un porco tal non vide mai Gennaro;
per non sleguarsi andava passo passo
a la taverna spesso, al tempio raro;
e questo gli accascava perché sempre
ieiunium praedicabat pieno ventre.
5
Rassimigliava propriamente un bove
che, tolto da l’aratro e in stalla chiuso,
convien ch’ivi s’ ingrasse e si rinnove,
per uscir poscia d’uno in l’altro buso;
tu ’l vedi che a fatica il passo move,
cascandogli ’l mentozzo in terra giuso,
quando vien tratto al banco del beccaio,
venduto a quattro libre per denaio.
6
Ma quel poltrone manco assai valea
d’un bove, onde guadagnasi la pelle.
Quando a scarcar il ventre si sedea,
sentivasi tonar le sue budelle
con quella tempesta che vide Enea
portato su da lei fin a le stelle;
e se ambracane e muschio fusse stato,
oh d’ambracane e muschio gran mercato!
7
Mille ducati avea costui d’entrata,
ch’andavan tutti drieto per l’uscita,
dico nel cacatoio, perché grata
fu sempre a lui di crapular la vita.
Carne di porco e caole con l’agliata,
trippe, pancette e broda ben condita
di sale e specie, d’intestine e lardo,
erano il suo devoto san Bernardo.