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capitolo settimo | 127 |
16
E mentre vi si ammolla un mezzo pane,
corre di tre galline al comun nido;
un paro d’uova nate in quella mane
sul cener caldo pose in loco fido.
Poi torna al latte e con sue voglie umane
lo porge a Berta; ed ella: — Io mi confido,
— disse — nel ciel, o padre mio, ch’ancora
verrá, che di ciò renda il cambio, l’ora.
17
Non sempre in me fortuna turbarassi,
non sempre, ispero, mi sará matregna:
ché se a clemenzia i’ movo e fiere e sassi,
via piú ch’ella si pieghi è cosa degna. —
Cosí parlando, di quel latte vassi
nudrendo a poco a poco, e par si spegna
la fame insieme col dolor del parto,
lo qual sopra ogni pena è acerbo ed arto.
18
Poi sorbe l’ova ed acqua dolce beve,
di che ne prende molto di ristoro:
cosí, di giorno in giorno, e l’aspro e greve
vassi diminuendo suo martoro,
e dal pastore tanto ben riceve,
che reputa del mondo tutto l’oro
bastevole non esser, per il quale
supplir potesse un beneficio tale.
19
Pigliava l’arco suo mattina e sera,
quel sovra tutti bono pegoraro,
e mentre di sue pecore la schiera
iva pascendo in loco solitaro,
cercava il monte, il bosco e la riviera,
seguendo gli augelletti; e ben fu raro
quel ch’adocchiato fusse e saettato,
morto non riportasse il stral al prato.