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126 | orlandino |
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Dricciasi Berta con gran stento in piede:
pensate a qual pietá movea li sassi!
leva ’l figliuol, d’inopia sol erede,
e portalo ad un fiume a lenti passi;
lavalo stesa, e su la ripa sede,
sciugalo prima e da poi il fascia e stassi
a contemplarlo sempre lagrimando,
e giá ’l dolor del parto ha posto in bando.
13
Bascialo spesso, e non può saziarsi
succiar la fronte, gli occhi, bocca e mento,
sentesi di dolcezza liquefarsi;
onde le par men aspro ogni tormento.
Poi riede a la capanna per corcarsi,
ché ’n starsen dritta non ha valimento,
in fin che ’l vecchio pegoraro torni,
ch’omai temp’è che ’l caldo lo ritorni.
14
Eccolo giunto co’ la greggia innante,
sovente drieto a quella sibilando.
Va ne la tana con uman sembiante
e vagir sente il pargoletto Orlando.
La donna con vergogna in un istante
levatasi sul braccio, il come, il quando
nacque ’l fanciullo mentre a lui racconta,
per debolezza quasi vi tramonta.
15
Lo provvido vecchietto non risponde,
ma col piè tosto e con la fronte allegra
le man corre a lavarsi a le fresch’onde;
poi chiama una capretta bianca e negra,
la qual, presto lasciando l’erbe e fronde,
non fu di alzar la gamba al vecchio pegra.
Egli trasse di latte un suo vasetto,
non stomacoso no, ma bianco e netto.