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- CAPITOLO PRIMO
1
Magnanimo signor, se ’n te le stelle
spiran cotante grazie largamente,
piovan piú tosto in me calde frittelle,
ché seco i’ possa ragionar col dente:
dammi bere e mangiar, se vuoi piú belle
le rime mie; ch’io d’Elicon niente
mi curo, in fé di Dio; ché ’l bere d’acque
(bea chi ber ne vuol!) sempre mi spiacque.
2
Ben trovo ch’un fiascone di buon grego
versi cantar mi fa di vinti piedi;
tanti dottori disputando allego,
che a me piú che a Tommaso e Scoto credi;
né dirti so cotanti «probo» «nego»
purché qualche argomento mi concedi;
non parloti cristero né supposta,
ma qualche buon cappon od oca rosta.
3
Ti accerto ben ch’io canto il miserere,
né ad vitulos son anco giunto mai;
Boezio da trentanni sul tagliere
mi dá sempre ristor, sí come sai;
però, se vuoi ch’io canti, o bel missere,
dá del fiato a la piva o poco o assai,
fiato di ciancie no; ma (intendi bene!)
mangian e bevon anco le Camene.