Pagina:Folengo - Opere italiane, vol. 1, 1911 - BEIC 1820955.djvu/113

CAPITOLO SESTO


1
O scuri sensi ed affettate rime
qual è chi dica mai compor Limerno?
Tal volse del Petrarca su le cime
salir, ch’or giace in terra con gran scherno;
Icaro per montar troppo sublime,
credendosi avanzare il vol paterno,
perse con l’arte l’incerate piume
e venne giú dal ciel in un volume.
2
Non tutti Sannazari ed Ariosti,
non tutti son Boiardi ed altri eletti,
li cui sonori accenti fûr composti
de l’alma Clio ne gli ederati tetti,
tetti sí larghi a lor, a noi sí angosti;
e rari son pur troppo gli entro accetti!
Però, che maraviglia, se ’l gran sòno
di lor sentenzie in tanto pregio sono?
3
Milon, da poi che ’l vecchio pose fine
a la novella di quel scarso prete,
dimandagli se porto in quel confine
vi era; ché, mentre l'aure sono quete,
vorrebbe oltra passar l’acque marine,
dando al nocchier le solite monete.
— Non dubitate — disse ’l vecchio allora, —
lo porto non luntano qui dimora. —