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veniente al Folengo, che diè quindi di frego alla maggior parte de’ canti del suo Giuberto, contenendoli in piú discreti limiti (libri XIII, XV, XX).
La soppressione de’ versi autobiografici, giá ricordati, spiegai ne’ miei Studi (p. 85) come dovuta all’ovvio riconoscimento, da parte del Folengo, che quelle scuse apologetiche mal colorate non reggevano all’evidenza de’ fatti; ond’era piú savio consiglio tacere.
Rincrescevole insomma può dirsi la sola mulilazione del lungo discorso, che il vecchio Guido volge morente al suo Baldo per incitarlo alla virtú (cfr. le varianti della Cipadense al libro xviii). Il Folengo tagliò netta la chiusa; e fu male, non giá perché que’ versi abbiano pregi peregrini di pensiero e di stile, ma perché gli austeri ammonimenti del padre all’eroe avrebbero messo meglio in luce quanto il Canello (Lett. it. nel sec. XVI, p. 175) e il Cotronei (l. c. p. 311) acutamente intravidero: che la figura di Baldo fu concepita dal poeta «con un gran fondo di serietá»; che non son quindi da accentuar troppo, sulla falsariga del De Sanctis, le apparenze «ciniche» del Folengo, nella cui poesia sotto esterioritá giullaresche vibrano nobili sensi, elevati intendimenti morali.
Prescindendo da qualche timido accenno luterano (p. es. quella malvelata negazione del libero arbitrio che è nella Zanitonella, vv. 563-66), è incontestabile ch’egli voleva sinceramente e fervidamente una riforma interna della Chiesa tralignata: è del pari manifesto che nell’anima sua ruggivano fiere collere patriottiche contro il dominio straniero. Pochi connazionali avevano allora cosí magnanimo orgoglio di italianitá, come quello che ispira i vv. 346-50 del XXV libro.
A piú retta valutazione delle tendenze politico-religiose del Folengo varrá dunque la conoscenza del poema, nella redazione definitiva, su cui cadde stanca la sua mano di correttore incontentabile.
Nel ristampare le Maccheronee, con quanta piú accuratezza mi è stata possibile tramezzo ad altre occupazioni troppo diverse, ho cercato di far sí che questa edizione riunisse i pregi delle tre redazioni di maggior valore. Come perciò al testo della Vigaso Cocaio ho fatto seguire complete le varianti della Cipadense, cosí ho voluto che delle prefazioni e delle glosse marginali della Toscolana non fossero defraudati i lettori: quelle ho recato per intero; queste ho conglobato nel lessico, al quale ho dato un’estensione,