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nota 365


parsi; se ne conoscono solo quattro, esistenti nella Comunale di Mantova, nella Vittorio Emanuele di Roma, nel British Museum, che ne ha due (Thuasne, p. 173).

A impedirne la diffusione dovettero anzitutto contribuire le scappate poco ortodosse (nella predica di Cingar del libro ix è rammentato con deferenza Martin Lutero!): poi, le sorvenute edizioni di Vigaso Cocaio, la prima delle quali vide la luce a Venezia, otto anni dopo la morte del Folengo (Merlini Cocalii poëtae mantuani Macaronicorum poëmata, Venetiis, MDLII, cum privilegio illustrissimi senatus venetorum). Si è creduto finora che la stampa fosse procurata da Pietro Ravani: ma a buon conto il privilegio, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia (Senato, Terra, filza 13), venne chiesto e ottenuto da Giovanni Varisco.

Serenissimo Principe, eccelsa ed illustrissima Signoria,

Perché il fedelissimo servitor della Serenità Vostra, Zuani de Varisco desidera far stampar le Deche di messer Pietro Martire delle cose del mondo novo, tradotte de latino nella volgar lingua, e la nova Macaronea di Merlino, e dubita che della fatica sua alcun altro non venisse ad aver il premio, ristampando quelli; però a piedi di Vostra Serenità ricorre la si degni concedergli che per anni diece alcun altro non possa imprimere né impresse vendere, cosí in questa città di Venezia, come ancor in ciascuna città e luoco suo, le dette opere senza licenza di esso supplicante. Con pena a chi contrafacesse, di perder tutte le opere qual’avesse stampato, e de ducati diece per una, uno terzo della qual pena sia di quello che darà la denonzia, l’altro terzo dell’arsenale di Vostra Serenità e l’altro terzo della Pietà. Ed alla buona grazia di Vostra Serenità umilmente prostrato si raccomanda.

1551, die 2 iunii in rogatis

Che per auttorità di questo Consiglio sia concesso a Zuanne de Varisco, che niuno altro che lui senza sua permissione non possi stampar né far stampar in questa cittá e in tutto il dominio nostro, né stampate altrove vendere in quelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la nova Macaronea di Merlino, per anni diece; sotto pena a chi facesse in contrario di perder le opere stampate, e ducati 10 per cadauna opera, un terzo de la qual pena sia di quello che darà la denonzia, l’altro terzo dell’arsenale e l’altro della Pietà...

De parte ... 155 — De non ... 6 — Non syncere ... 15.