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1904, pp. 159-265), a cui s’attiene pedissequo il Plattard (L’oeuvre de Rabelais, Paris, 1910).
La Toscolana fu riprodotta a Milano nel 1522 (per magistrum Augustinum de Vicomercato), e ristampata più volte a Venezia durante il Cinquecento (cfr. Portioli, Le opere maccheroniche di M. C., Mantova, 1882, I, p. XCVI). Per tacere di altre due ristampe del Seicento, venne posta a base delle grandi edizioni mantovane del Settecento (quella Terranza, con la falsa data di Amsterdam, 1768-72) e dell’Ottocento (la citata Portioli); nelle quali due ultime però la Toscolana fu improvvidamente spogliata del suo massimo pregio, le prefazioni e le note.
Il successo entusiastico riscosso dalla seconda redazione del Baldus cacciò immeritatamente nell’ombra le due successive, che racchiudono un’espressione più completa e matura dell’arte folenghiana: la Cipadense e le stampe conosciute sotto lo pseudonimo indecifrabile di Vigaso Cocaio.
Quando la Cipadense fosse pubblicata non è agevole stabilire con precisione: par certo soltanto che uscisse dalle officine del Paganini, editore delle due prime redazioni. Nell’avvertenza di Francesco Folengo (cfr. Appendice II) è detto che il cugino Teofilo gli consegnò il manoscritto nell’ottobre del 1530, partendo da Ancona per ritrarsi col fratello Giovan Battista nell’eremo di Capo Campanella; e nell'Errata-corrige finale si spiegano le molte mende con la lontananza dell’autore: sta però di fatto che in più passi del Baldus sono chiaramente adombrati avvenimenti posteriori al 1530. P. es., nel libro XIX (vv. 403-5) si deplora la morte di Luigi Gonzaga detto Rodomonte, ucciso a Vicovaro nel dicembre 1532. Nel libro XXV (cfr. nell’appendice II le varianti ai vv. 240, 243) Megera nomina due volte un papa Paolo preconizzato restauratore della Chiesa cattolica, e non può non riferirsi a Paolo III, eletto nell’ottobre 1534. Forse nel libro XVIII (vv. 480-82) si accenna alle gesta africane di Carlo V e di Ferrante Gonzaga (luglio-agosto 1535). Ce n’è quanto basta per concludere che il Folengo per lo meno sino al 1535 introdusse modificazioni nella Cipadense: la quale uscì probabilmente tra il 1539 e il ’40, dacché vi è celebrato, come ancor vivo Federigo Gonzaga duca di Mantova († giugno 1540), mentre non vi figura più l’entusiastico elogio per Isabella d’Este († febbraio 1539: cfr. Portioli, I, 117).
La Cipadense fu ristampata una sola volta nel 1555 (Venetiis, apud Petrum Bosellum): i suoi esemplari sono pressoché scom-