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II
ARGOMENTO SOPRA IL «BALDO»
La cagione che indusse il nostro poeta a poetare in questa sí degna opera fu la prodezza, il valore, la generositá d’un scolaro mantoano della famiglia Donesmonda, chiamato Francesco, come il gran cavalier Francesco Gonzaga, ultimo marchese di Mantova, ordinò fosse nominato del nome suo, tenendolo proprio desso al fonte del battesimo. Essendo egli pur in studio di Bologna, era un stupore della sua valorositá, gagliardezza, liberalitá, bellezza, leggiadria, animositá, con un ingegno prontissimo ad ogni quantunque difficultosa impresa. Pertanto, tirandosi come fina calamita tutti e’ buon compagni dietro, diede con molti fatti materia e soggetto al nostro Merlino di fingere questo volume, sì come una scorza sotto la quale sta occulta la veritá di molte e molte cose. E cosí per la sua baldanza chiamollo Baldo, e li compagni secondo il vario costume loro nominolli chi Cingaro, chi Falchetto e il resto.