|
prefazione e argomento del «baldo» |
199 |
Trovammo oltre a questo un poema vario latinamente scritto, avendo egli omai li macaroni a stomaco e nausa. Il quale pensammo di far imprimere dapoi questo, acciò si vegga espressamente quanta sia la differenzia tra il nome di Merlino e quello di Teofilo. Molti componimenti in questo sono imperfetti, ed uno massimamente di tre libri in verso eroico sopra quella operetta intitolata a Catone, il quale incomincia: Si Deus est animus. Trovammo finalmente, parte limata, parte confusamente scritta, la sua Palermitana in terza rima; opera invero tanto delettevole quanto dir si possa, come speramo farla vedere se non in tutto, almeno in parte con satisfazione d’ogni buon poeta e forse teologo. Fu egli ancora molto studioso delli vari componimenti dell’eccellentissimo ingegno del conte Matteo Maria Boiardo da Scandiano, il quale non pur cantò d’Orlando innamorato con quelle sue onorate e stupevoli invenzioni, ma diverse altre operette gli uscirono dalle mani, che veramente lo dichiarano esser stato un altro Omero in volgar stile, né possibile fia giamai ch’alcuni lo debbiano denigrare e sepellire, come cercano fare. Ed è pur vero che esso Merlino, trovandosi a ragionare con messer Lodovico Ariosto in Ferrara dell’opera sua divina, cioè del Furioso Orlando, intese da lui che nulla o poco avrebbe fatto, se la minuta, o vogliamo dire essemplare, del maestro suo Boiardo non gli fosse pervenuta alle mani: e questo si può vedere, quanto ha egli bene seguitato le lasciate istorie, come se lo spirito del conte fosse stato in lui; laonde veramente la prima laude merita il dottissimo inventore, come si è fatto in qualsivoglia industria ed arte. Il Boiardo ha dato materia grande all’Ariosto di farse quello che è: Virgilio tosco; ed esso Ariosto si è degnato con le divine sue rime tener buon conto del suo amato ed onorato precettore. Ed invero meritevolmente poteva intitolare il suo Furioso e chiamarlo: La fine de l’Orlando innamorato del gran Boiardo, composta pel suo discepolo messer Lodovico Ariosto. Ora che diremo che, se non vi si provede, non passeranno molti anni che niuna o poca nominanza sará del Boiardo, quando che alcuni si hanno fatto signori della opera sua, ed a sé posto il titolo dell’Orlando innamorato? Accadde dunque che Merlino, vedendo le rime del Furioso essere in quella altezza ponno salire, cosí di arte come di eleganzia castigatissima, gli venne desio di riformar eziandio quelle del Boiardo, essendone pur molte non respondenti alle norme limatissime d’oggi. Ma venutogli detto che un gran poeta