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CANTO XXI

Discorso della toleranzia di Iob. Figura del forte Sansone.
Profezie di Balaam. Gedeone, Daniele ed Ezecchiele.
Il gentil re profeta e citaredo
conchiuso avendo il dolce epitalamo,
s’arrizza un altro re, di piaghe fedo.
Di piaghe e vermi cinge un stran ricamo;
5ma non può far però che non dimostre
nel viso morto un animo non gramo.
Questo si è il fren delle superbie nostre,
specchio di tolleranza e forze rade,
ove tra l’uomo e sorte s’urti e giostre,
io Questo, giá sorto in gran felicitade
d’oro, d’armenti, campi e onesta prole,
ecco dal ciel percosso a un soffio cade.
Vienegli addosso repentina mole
di casi non mai suti, non che rari,
15che duri piú giammai non vide il sole.
Qua i buoi con lor bifolchi e pecorari
e armenti perde; lá furor di venti
gli atterra e uccide tetti e figli cari.
Né ciò fu pien flagello a quei tormenti,
20che nell’inferno dargli apparecchiáro,
da Dio “permessi, le cornute genti.
Ma doglie a un tratto e morbi l’assaltáro.
crudeli si, che dalla fronte ai piedi
tutte le membra in serpi si voltáro.
25Né furon anco tai pungenti spiedi
bastanti al fier desio di Satanaso,
anzi di quanti son delPombre eredi;
se, per indurlo al desperato caso
di darsi a loro, non gli avesser pòrto
il pien di tosco irreparabil vaso:
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