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Or di costor ia pratica cotanto
passa per cribri e s’assottiglia in polve,
che ognun dir sa chi è reprobo, chi santo.
70Volgo di piazze e traffichi s’involve
oggi, Dio buono! in dispute di fede,
di inerti, arbitrio, grazia, e sen risolve.
Tal densi salvo, se senz’opre crede,
giá persuaso che di croce il pegno
75per tal credenza il fa del del erede.
Tal dice: — O sono eletto, o no, dal regno
di gloria innanzi al mondo, a che affannarsi
dell’uomo, e in opre e merti far disegno? —
Tal porta in seno un libro, dove sparsi
80son di Scritture detti al vuoto estorti,
che solo a Dio dé’ l’uomo confessarsi.
Tal creder vuole, e par se ne conforti,
per non scioglier le borse al sacerdote,
che nulla i prieghi son fatti pei morti.
85Cosi la cara Sposa, ch’ebbe in dote
il tesor delle piaghe del suo Sposo,
si rompe i crini e battesi le gote.
Ved’ella il re d’abisso, giá non oso
piú a luce uscir da poi che fu conquiso,
90tornar piú che mai forte ed orgoglioso.
Di che solleva il lacrimoso viso,
chiamando il di e la notte il giusto Padre,
che lei col braccio estento attende fiso.
Attende il gran lamento della madre
95di tanti figli, cui sta il cielo aperto,
e pur vanno all’inferno in lunghe squadre.
Perch’egli, essendo pio, poic’ha sofferto
chiamar tutti e chiamar, e pochi vanno,
forz’è che giusto renda il pregio al merto.
100Ma duri guai le scorte lor avranno,
ché, mentre all’ozio sono ed alle piume
piú ch’ai governo intenti, peggio fanno.