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Non vaiti, o popol vano ed impudico,
le impudiche tue membra ed inoneste
105celare altrui con pampini di fico!
Per me le piaghe or vedi di tua peste,
che non vedesti senza me giammai,
acciò ne provi quanto sian funeste,
acciò tu gridi: — Lasso! ch’io peccai
no coi primi nostri padri, e della morte
e dell’inferno sempre ho meco i guai!... —
E ch’io salute in questo alfm ti porte
non sperar, no, ch’io t’apra il morbo sola;
ma nel Figliuol di Dio fa’ti conforte!
115Egli sol vieti dal Padre, egli consola
con vin ed olio, e non con ferro e fuoco,
natura umana ed halla per figliuola.
Or, serva del peccato, a poco a poco
si è ridotta a tal, che i porci stigi
120n’han sempre copia e in stupri ne fan gioco.
Salvo non fia tu mai, se non t’affiigi
de’ falli tuoi passati, e nel futuro,
medico certo, ogni tua speme affigi.
Cosi la scritta legge d’un sol duro
125popol giudeo le mortai piaghe aperse
del rio peccato, ch’era in Palme scuro.
Quinci la mente degli eletti s’erse
a ripensar le gran miserie e’ danni
di tutte Palme nel profondo immerse.
130Con larghi giri a Dio picgáro i vanni
di lacrime, di prieghi e di sospiri,
chiedendo fine a cosi lunghi affanni.
Fia dunque sodisfatto ai lor desiri.
Verrá quel ch’ora nunzian questi carmi;
135verrá la fin di legge e suoi martiri.
Or sotto legge di natura panili
che Dio fu conosciuto ed adorato,
ed io fra molti posso in ciò lodarmi.