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Se de’ suoi frutti assaggi a viva forza,
65ti s’aprirá quel ben ch’a Dio t’agguaglia,
cacciato il mal, che cieca esser ti sforza.
Pensier non hai si basso che non saglia,
gustando il pomo, a quel divino speglio,
ove s’acqueta il ben, il mal travaglia.
70Anzi che il ben vedrai cangiarsi in meglio,
il male in peggio, come Dio pur vede:
né egli mai muore, né egli mai fia veglio! —
Allor la donna, che al bel viso crede
dell’angel brutto e alle parole accorte,
75volge a quell’arbor col volere il piede.
Si tosto ch’ebbe al ramo le man porte
e ne tolse il piú vago e dolce in vista
e a bocca il pose e morse, ecco la morte,
la morte uscir dal tronco allor fu vista,
80mentre le spalle a quel la donna gira
ed al consorte va proterva e trista.
Giá nuda esser dal capo a’ piè si mira,
nuda di tutto il ben, non che d’un velo,
con mille punte a’ fianchi d’odio ed ira.
85Semplicitade in lei tramuta il pelo
in quello di malizia, e versipelle
porge al marito il tossicato melo.
— Piglia, ben mio!—gli disse, e le mammelle
gli dá col pomo, e piú piú baci insieme,
90fin che fu preso e fe’ turbar le stelle.
Piansi a quell’atto, ed anco il duo! mi preme,
pensando, aimè, di qual altezza e quanta
per donna cadde al fondo il nostro seme !
Oh del mal solo e non del bene or pianta,
95che pur sottrar dovea l’infido ramo
a quella man, ch’or alti abeti schianta!
Ecco per donna il si compiuto Adamo,
pien di divino ed immortai tesoro,
il tutto perde, e noi perduti siamo!