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Ma piú d’un can mi sento avere al fianco,
pere’hanno i del di difensori un mare;
30un ciel n’ha cinque, e forse quattro manco.
I molti, all’osservar del par e impare,
trovan mirabil ordin, ma diverso,
ché un mobil gira e gli altri fa girare.
Qui degli audaci l’intelletto, merso
35nel parer proprio, a ciascun moto ha dato
singoiar eie), chi dritto, chi traverso:
come di maraviglia non sia stato
piú degno assai l’autor, si vari effetti
in un sol ciel che in tanti aver causato;
40come se i diti suoi fossero astretti
far con piú cose quel che far con una
fia prim’onor di artefici perfetti.
Per un sol, dunque, corpo il sol, la luna,
le stelle innumerabili son vòlte.
45mentr’ora imbianca, or l’emisfero imbruna.
Di ciò i contrasti e le cagion son tolte,
se di tant’opre e tante al Fabro attendi,
che a tai le scopre, a tai le tien sepolte.
Da quest’error commun fa’ che sospendi
50la mente, o tu, che del profeta Mòse
le carte leggi o che le leggi intendi.
Egli apparò da Dio le occulte cose,
come da lui che farle e dir non erra;
però queste parole a noi propose:
55«Dio fece nel principio il ciel, la terra».
Ecco: giá non piú «cieli» o «terra» appella;
ma l’universo in duo conchiude e serra.
Mi maraviglio pur, se vera è quella
opinion de’ cieli, e non dell’uno,
60che non gli assegna ognuno alla sua stella.
Dir della terra e mar non è digiuno;
piante distingue, augelli, fiere e pesci,
e d’essi «ciel» non fanne motto alcuno.