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Lo clima lor felice ingegni acuti
spira col seme a fonder de’ sabei,
105donde s’acconcian tutti alle virtuti.
E, perché son confini alti caldei,
per mastro ebber gli antichi loro Abramo,
che padre fu de’ padri antichi ebrei.
Esso adescò delle scienzie all’amo
no piú nazioni, essendone perito
da quel eh’ancor donolle al padre Adamo.
Or questi saggi, dunque, avean udito,
veduto e letto cosa, che nel cribro
volgon del senso ad alte imprese ardito.
115Di Balaam lor mago han seco il libro;
han diece e piú sentenzie di sibille,
tratte da quei che fúr portati al Tibro.
Sann’esser stato giá mill’anni e mille,
veduto cose in spirto e detto e scritto,
120che nulla etá cosi stupende udille;
cose d’un nuovo Re, che far tragitto
dovea di cielo in terra, e di divino
fars’uom, come di Dio chiudea l’editto;
e che in Giudea vederlo fanciullino
125potean allor che lampeggiar vedranno
stella di nuovo nel celeste sino.
Però, veduta lei, con fretta vanno
servandola, quantunque assai remoti,
per dirne a chi la cosa meglio sanno.
130Voglion spiar da scribi e sacerdoti
di Palestina ove quel Cristo nasce,
ch’ardon veder ognor chini e devoti.
E se una stella non mentisce e pasce
lor di speranza indarno, san di certo
135ch’Egli è giá mai nasciuto e dorme in fasce,
e pregan un ben tanto gli sia aperto.