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S’affretta il viandante asciutto e negro;
65beve sovente ov’altri gli è cortese;
il pecorar si lagna afflitto ed egro,
col gregge suo di quel si fatto mese
si lagna e duol, ch’ardendo tutte l’ore,
sciugò le fonti e le moli’erbe incese.
70Quando delle sacr’onde l’inventore
nacque Giovanni a porger larghe vene,
ch’empian gli arsicci petti di liquore,
facciano ravvivar le morte arene,
acciò che il nostro Figlio di viole
75e rose e gigli trovi l’alme piene.
Trovale, dico, insieme con parole
nei petti sparso; ma chi presso segue,
Egli sia lor la pioggia, Egli sia il sole.
La grazia sua non pur il nostro adegue
80peccato a noi, ma di gran lunga supri,
il qual nel legno affisso vi si slegue.
Ch’ove abondáro furti, inganni e stupri
ella vi abondi, cresca, sovrabondi,
e di malizia il re se ne vitupri.
85Vengati gli avari, osceni ed iracondi,
micidiali, ipocriti, gelosi
e quanti son d’infernal peste immondi,
vengati in fede arditi ed animosi
al Medico sol dato a noi dal cielo,
90che i vecchi morbi tolga e abominosi!
Dagli occhi del ver Mòse tolto è il velo.
Vediamol d’or innanti a faccia a faccia,
cedendo l’ombre al candid’Evangelo.
Tutti quest’uomo chiama, tutti abbraccia;
95uom nuovo, raro e non udito unquanco,
ch’aperta tien la bocca, il cuor, le braccia:
la bocca un predicar, di téma franco,
il cuor un vivo ardor, le braccia danno
i seggi a noi del Figlio al destro fianco.