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CANTO XI

Congresso dei duoi fanciulli, l’uno santo e l’altro santificato nel ventre.
Gelosia di Gioseppe.
Felicissimo albergo, e che sembianza
(se d’esso agli abitanti metti cura)
sol potè aver dell’alta empirea stanza,
ove del mondo e d’ogni sua fattura
5entrato è l’architetto, e seco ha i santi
duo principali dentro a quelle mura!
Giovanni avea passato giorni alquanti
al sesto mese dopo, ancor acerbo,
quando il Signor del ciel si vidde innanti.
io Viddesi innanti l’incarnato Verbo,
degnando a sé venir, che servo gli era,
contro l’uso mortai vano e superbo.
Tuttoché in ventre è chiuso, pur la nera
stanza raggiò nell’apparir del sole,
15e il grembo fu qual vetro a tanta spera.
Come di rose, gigli e di viole
le piante, mentr’è freddo, ardir non hanno
di fuore aprir la nuova loro prole;
poi, quando appresso all’alba vederanno
20spuntar Apollo, quelle rugiadose
ai sostentati fior la briglia danno:
cosi Giovanni e molte altr’alme, ascose
sotto a quel tetto, e che veder non ponno
mentr’ha sul viso a loro il velo Mòse,
25nel sottentrar che fece il maggior Donno,
splendor del sommo Padre e lume eterno,
tutte saltár fuor d’ombra, notte e sonno.
Quante vi si trováro, un dolce interno
fuoco sentirò, ai freddi cuor disceso,
ch’eran di Legge attratti nell’inverno.
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