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Sciorrá le colpe in sé del fatai pomo,
morrá con morte, ma sol Egli surto
105su fará un salto, e giú Pluton un tomo.
Si che pensar dobbiamo in tempo curto
esso venir, ma occulto, com’è scritto,
in guisa d’alcun ladro intento al furto.
Verrá non in Fenicia ovver Egitto;
no non in la gran cittá Gerusalemme
né a Roma il Re del ciel fará tragitto.
Nel borgo sol dell’umile Betlemme
povero nasce, non qual duca o donno
nelle superbe cune in oro e gemme. —
115Cosi quel savio disse: e scosse il sonno
degli altrui sensi foschi per costume,
c’han gli occhi si, ma ben veder non ponno.
Noi dunque in questa notte, lungo al fiume,
solemo in un capace ed ampio loco
120tener degli occhi nostri aperto il lume.
Di palme ed odorati cedri foco
árdevi sempre, e intorno ancor piú d’uno
doppierò avvampa e allumavi non poco.
Qui di pastori un popol grande aduno
125di quanto Palestina abbraccia e cinge,
e di Sidonia, Egitto, Arabia alcuno.
Ivi qualch’atto di virtú si finge,
non come s’ha del favoloso greco
che di menzogne il primo grado attinge.
130Di che, piacendo a voi, verrete meco
a cosa contemplar, eh’è di ver piena
e che piacere ed ut il porta seco. —
Parlò cosi Palermo. Ed io, che appena
lasciai ch’egli finisse, al grato invito
135andai con esso a man ove la scena
e pastoral teatro era sul lito.