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Ma questa, che instar danno ed interesse
del fior amato sente, s’ange sola,
sola piove dagli occhi perle spesse.
Vien fuor del tempio in non gioconda stola
là ov’era in l’apparecchio maritale
sua madre intenta, e abbraccia la figliuola.
Or io fui stretto alfin per quello, il quale
le avessi dar la mano e poi l’anello,
non sapendo quant’essa fosse e quale.
Erasi chiusa, apposto il chiavistello,
in luogo sola, ov’apre al pianto il lume,
e strinsesi col cuore e pianger fèllo.
— Cuor mio — dicea, — ben hai ragion se un fiume
mandi di pianti amar per gli occhi fuore,
se or or verrà chi il nostro fior consume;
chi sfogli, dico, e sfrondi il gentil fiore,
fior da’ miei tener’ anni sol nudrito
di pensier casti e grazioso amore !
Piangi, cuor mio, ch’io piango ancor, e invito
a pianger nosco i nostri messaggeri,
che a te sposa mi diér, te a me marito.
Ah dura legge, fu già tempo ch’eri
più d’oggi al mondo necessaria madre,
privi di gente essendo i di primieri!
Or che vien grazia da quel forte Padre,
che pietre può mutar d’Àbramo in figli,
de’ quai son oggidì cotante squadre,
perché, se quante vuoi tante ne pigli,
me non dimetti sola, e fai pensiero
o ch’io sia morta o, sterile, non figli?
Deh, Dio! ché troppe fredde le preghiere
mie sono e furon sempre; donde, accorta
del proprio errore, non so che più mi sperei
Pur chiaro esempio assai mi riconforta
d’un giusto Abramo, il qual sperò che viva
sua prole avria, se a Dio l’offrisse morta.