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Quindi partendo, giunge ove quei felli
65ebber la Legge, e Dio satolli ’i fece
della piovuta manna e tanti augelli.
Pur mormorar, e, tutti d’una pece
macchiati, contrattáro in lor ruina
quel che pensar, non che parlar non lece.
70Qui vede entrar le nebbie l’alto Sina;
e, questo ancor lasciando a lato manco,
strasvola il piano giá di Palestina.
Qual vago cigno e piú di latte bianco,
ch’abbia su il volo assai per l’aria corso,
75ferma giá l’ale e vien giú come stanco;
tal Gabriel, per terminar il corso,
dov’è Gierusalem descende al tempio,
e trova il popol, ch’eravi concorso.
Avea, molt’anni fanno, Erode l’empio
80da Roma questo regno avuto a sorte,
facendone mai sempre infamia e scempio.
E, perché l’opre sue, dal giusto torte,
nocqúer d’Ottavio all’incolpato ingegno,
ch’ad atto bestiai vuol mal di morte,
85egli, temendo cader d’esso regno,
era in quel tempo navigato a Roma,
per raddolcire il giusto amaro sdegno.
Ma piace al giusto Dio, che questa indoma
fiera crudel si tenga pur la iniqua
90rubella sua provincia per la chioma.
Né indegnamente il fa, ché sempre obliqua,
anzi ritrosa, nel mostrato calle
del vero andò sin dall’etá piú antiqua.
Però piú volte le voltò le spalle,
95lasciandola gir dietro agli appetiti,
ed or sotto un tirán gran scorno falle.
Ma, per tua piú chiarezza, alcuni riti
nostri giudaichi raccontar ti voglio,
che non hai forse da Palermo uditi.