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D’una squilletta, posta a la pendice,
del vicin monte, liscia piacevol suono,
eh’esser la cena in pronto al volgo dice.
Vengon da varie imprese quanti sono,
35e, postisi a seder, tenean quel modo
che tien de’ frati l’ordin raro e buono.
Strepito alcun soverchio ivi non odo:
taciti a capo chin s’assidon lutti,
ch’io rimembrando ancor m’allegro e godo.
40Cibi di latte e riserbati frutti,
come ghiande, castagne, fichi e pome,
dall’onesto desio si fur destrutti.
Un padre lor dalle canute chiome
dell’ordine tien cura e della pace:
45il liberal Palermo fu il suo nome.
A lui quell’ampia valle sotto giace:
uomo severo, accorto, antiveduto,
a cui qual peste ogni atto rio dispiace:
era nell’ardue cose resoluto;
50trattava il servo a paro col figliuolo,
via piú da tutti amato che temuto.
Mentre fra tanta pace io mi consolo,
levaronsi le mense a un cenno d’occhio;
tutti van fuora, ed io rimango solo.
55Sol io con un stecchetto di finocchio
mi bevo il dente, e pien di meraviglia,
se alcun rientri a me, sovente adocchio.
Alfin quel padre antico di famiglia
poi lunga pezza in lieto volto riede
60e con atto gentile a man mi piglia.
— Peregrin — disse, — da pensar vi diede
di questi miei la subita partenza,
qual sia l’albergo dei pastori e fede.
Ci avete a perdonar, se all’accoglienza
65prima aveste vivande rusticane:
siam delle urbane e delicate senza.