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Le tribú tutte e il santo coro passa
da Neptalim fin all’estremo Giuda;
105dietro montagne, laghi e fiumi lassa.
Giá d’Oriente umor gelato suda.
La gerarchia fermossi alfm lá, dove
stanza trovammo abbandonata e nuda.
— Qui — i’angel disse — state e non altrove,
no Siete fuor la cittá; non gite dentro;
ma cose qua vedrete immense e nòve! —
Io con Palermo e gli altri avanti ch’entro,
pastori ebrei, siccome noi gentili,
usciali dal luogo (ed altri ancor son dentro),
11.15 uscian devoti ai lor propinqui ovili,
poi ch’adoráro Quel per che fúr presti
lasciar, dall’angel scorti, i lor fenili.
Tosto a Palermo furon manifesti ;
e, poi lor stretti abbracciamenti, vanno
120con gli altri ancora, ed un non è che resti.
Gli angeli ad alto tuttavia pur stanno,
sol da noi visti, per voler divino,
e posto fine all’armonia lor hanno.
Compiuto dunque il nostro util cammino,
125Palermo ed io con quelli ch’eran nosco
entramo ancor dormendo il matutino.
Prima trovamo un lungo andar, cli’è fosco
non sol di notte, ma di mezzogiorno,
umido loco, basso e pien di mosco.
130In capo a quel si viene, ove soggiorno
fèr giá gambili, bovi ed asinelli
e quanti con le some vanno intorno.
Or sta deserto e pien di mali e felli;
non ha porte o fenestre ch’apra e serre,
135ma topi annidan dentro e pipastrel 1 i.
Di Marc’Antonio e di Pompeo le guerre,
come sferze di Dio, col ferro acuto
avean distrutto e queste ed altre terre
e dato a Erode il regno e a sé il tributo.