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CANTO XXVI

Dispare il limbo, e tutta la scena rinverdesi alPapparir
della Chiesa, di Cristo sposa.
Stava pur anco il limbo né si slegua
tuttoché l’ombre sante eran partite,
cui del vangelo il lume intier sussegua.
Anzi le faci ancora piú sopite
5del solito pareano alla presenza
dell’odiosa e non piú cara vite:
dico la Sinagoga, ch’ornai senza
luce n’avea ridotti e senza vista,
se data non le avesse Dio licenza,
io Chi mai vide una cagna, tutta mista
di loto e piaghe, invisa esser a tutti
e non trovar mai sede ove consista ?
Tal costei vidi abbietta, e con quei brutti
suoi guardi e vista macilente e torta
15ci avea di lume in tutto alfin destrutti.
Ma, poi che Dio caccio!la e l’ebbe accorta,
che lei pentita raccorrebbe in grembo,
la scena tornò viva, ch’era morta.
Come per l’aura di ponente un nembo
20si va struggendo, tale ad oncia ad oncia
dagli occhi nostri tolsesi quel lembo.
La vista come avanti si racconcia;
e l’util mio pastor, con atti e cenno
di ciglio e man, ch’intento stia mi annoncia.
25Ed io fermai non gli occhi pur, ma il senno,
che a quel s’attende ogni pensier converse;
e cosi gli occhi al sonno fuga denno.
Ed ecco alla man destra si scoperse
un verde colle, il qual non stette molto
30che dalla cima al piè tutto s’aperse.