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CANTO XXIV

Querela del benignissimo Dio contro la ingratitudine
della sua sposa Sinagoga.
Sogliono i punitor dell’altrui colpe,
nell’ impartir giustizia, non mai sempre
torcer i corpi e sciór le membra e polpe.
Son varie qualitá, son varie tempre
5d’uomini al mondo; e legge in questo vuole
ch’ai basso e all’alto il tribunal s’attempre.
Pubbliche sono e son private scuole,
ove si covan le mal fatte cose;
qual si, qual no vergogna punger suole.
10Un malfattor patrizio non si pose
per piazze mai far opre di prigione,
ma solitario e in parti al volgo ascose.
Però, quand’è convinto, si ripone
in luogo scelto e lasciavi le braccia,
15o trova l’oro e al fisco si compone.
Ma non cosi del volgo e infame raccia,
che in gli occhi ad Argo quelle cose fanno,
che farle arrosserai Oliatone in faccia.
Questi del popol son ludibrio, e vanno
20putte scopate e schiavi ed infiniti
simil con altrui giuoco e con lor danno.
Nudi con scherni e beffe son puniti,
ché almen vergogna, di vergogna privi,
destan negli altri men sfacciati e triti.
Nel numer dunque d’esti indarno vivi
ecco quella gran donna, che le leggi
sue degne ebbe dal ciel, par che derivi.
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