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CANIO XXIII

Musica lamentevole sopra la meritata miseria del popolo ebreo.
Scherno fatto alla Sinagoga.
Voltato era giá il mezzo della notte
col carro insieme a Cinosura intorno,
e piú e piú stelle al mar s’eran condotte;
Cinzia giá il freddo ed argentino corno
5dall’emisfero nostro avea sottratto
per gir al monte del suo nome adorno:
quando principio diedero al quint’atto
della non vera o men del ver comedia,
che da quel ch’era un altro m’ebbe fatto,
io La musica, che gli atti ancor tramedia,
era del pianto che il buon Geremia
fe’ di sua gente in la crudel tragedia:
— Contesser può, che sotto altrui balia
stia la cittá mia popolosa e i passi
15muova per spiagge ov’uomo alcun non sia?
La donna, che giá tenne al giogo bassi
gli alti tiranni, or come vedovella
piange gli andati beni e al peggio vassi !
Fatt’è soggetta e tributaria quella,
20ch’ebbe gran tempo le province a freno
e a piú d’un re fe’ batter la mascella.
Le vanno, aimè! le lacrime non meno
d’un vivo fonte per le gote impresso,
e il letto in cui suol corcarse n’è pieno.
25Fra quanti avea dell’uno e l’altro sesso
cari compagni un sol pur non si trova,
che per conforto le si arrechi appresso;
anzi contrario a lei, quando per prova
si sa che rari stanno al tempo avverso,
30e questo e quell’amico la riprova.