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Giá vien di qua di lá piú chiaro il suono
del venuto Messia scotendo i cuori;
ma non però di parlamenti sono
se non sepolti e taciti rumori,
promesso a larghe lingue e largo duono:
frutto ch’hanno le corti de’ signori.
Non osa il citadino aprir la bocca
che mille strali vede in su la cocca.
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Madonna con Ioseppe il suo tesoro
tien quanto può dagli occhi altrui distante:
non de le verghe, dico, e duon de l’oro
ch’offerto gli hanno i magi poco avante,
ma quel fígliuol s’è la ricchezza loro.
Né sanno ancora del periglio istante;
onde sicuri al tempio se n’andáro
e de le non sue macchie si purgáro.
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La legge a questo far gli astrinse, non che
bruttasse lor qual sia picciola macchia.
Ma tutte fór le occasioni tronche
al mal giudeo, di campami cornacchia:
ch’ov’esso gremir voglia con le adonche
sue branche il carnai senso, abbaglia e gracchia:
qual cane abbaglia, e gracchia qual cornice
di retro a l’armelino e a la fenice.
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Cadde la legge in l’uomo, acciò madrigna
gli fosse mertamente acerba e dura,
perché l’ingrato, essendo de la vigna
eletta fatto erede a gran ventura,
fe’ come bestia nel desio maligna,
che sprezza l’orzo e segue altra pastura;
e questo avien, ché troppa morbidezza
fa calcitrando romper la capezza.