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Di questa e d’altre cirimonie pende
quel sopraciglio lor, quella lor gloria,
per cui tant’alta autoritá si prende
d’esser giudei, che scoppiano di boria:
ma poi che ’l giusto giudice lor rende
a tal eh’ ’i toglie fuor d’ogni memoria,
timida rabbia dentro gli ange e rode
d’esser supposti ad un ribaldo Erode.
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Quei tre vecchioni apparescenti, c’hanno
gran tempo fa negli animi concetto
non so ch’onesto error (ché i giudei sanno
quel ch’agli altri saper vien interdetto),
per onorarli s’ergon da lo scanno.
Ma ciò non soffre Erode maladetto,
che sa per lungo Sperimento come
l’effetto in quei non corrisponde al nome.
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Altro ci vuol che dir: — Prelato i’ sono! —
per servarsi l’onor de’ santi vecchi,
ch’alfin (dov’è ch’intenda) ventri sono
gonfi di vanitá, son fumi e stecchi
(anco le squille ed i tamburri han suono!),
si aman d’esser nomati e d’esser specchi
di malsan’occhi, e che ciascun gli additi
per dottor gravi e satrapi periti !
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Però non poco scema e si diffalca
il grido a la presenzia ed al paraggio;
come van ’ombra poi si sprezza e calca
ciò che Fama diceva esser un raggio:
strabbocchevol destrier costei cavalca,
né compie mai l’assunto suo viaggio;
ma sempre intoppa ove l’è rotto il passo,
e piú che monta piú ricade a basso.