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— Ahi — disse Dániel — disonor del mondo,
ché drittamente in capo tuo ne menti!
Ecco: l’angel del giusto Dio, secondo
l’opre malvage tue, gli atti impudenti,
mezzo ti squarcerá con l’iracondo
brando del ciel fra le dannate genti! —
E, detto ciò, dagli occhi sei rimove,
chiamando a sé quell’altro ch’era altrove.
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— Vien qua, di Canaan impuro seme,
non giá di Giuda, no, ché altrui vaghezza
sol t’ha ingannato e ’n le beltadi estreme
arse tua carne a laidi stupri avvezza! —
Tace quel disleal, che pavé e teme
non men di ladro giunto a la cavezza:
mira ch’ognun ha l’una e l’altra spanna
e ’l grembo ancor pien d’altro che di manna.
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Or similmente interrogato sotto
qual pianta lor comprese nel giardino,
come fra ’l sasso e sacro ricondotto,
disse veduto averli a piè d’un pino.
Corse con pietre allor senz’altro motto
di corno o tromba il grande e parvolino,
e, via piú tosto d’un alzar di vista,
fu imposto a loro il monte di Balista.
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Cosi de l’onestade il bel candore
quella gentil columba si mantenne:
la pazienzia, i caldi prieghi, amore
che ’n Dio sempre ebbe furono le penne
donde l’amato e prezioso onore
sul volo a tutto suo poter si tenne.
Or vassi ornai sicura innanzi al Duca
fin ch’esso al regno suo la riconduca.