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Quel lago, che di stagno ebbe apparenza,
or l’ha di rotto mar, tant’è commosso!
Muggia una nebbia orribile, che senza
le stelle ha fatto il ciel da lei percosso;
vanno giá d’acqua i monti, e violenza
d’aer ’i caccia l’uno l’altro addosso;
nulla si ve’, se non qualora il solfo
del ciel s’avvampa e scuopre il brutto golfo.
21
Con ch’arte un buon nocchier vuol acciuffarse
contra si fier’ tempesta in un legnetto,
le cui sponde talor vengono scarse
al mar che gli percuote il fianco, il petto?
L’impallidito Andrea non sa che farse,
ché l’acqua è molta, il vaso è parvoletto;
gli altri cui l’onda e piú la téma caccia
non han piú in petto cor, non sangue in faccia.
22
O sconoscente, ingrato e senza fede !
Uomo immortai, degli anima’ pur solo,
l’alte di Dio vertú con gli occhi vede,
in quanto cinge il mar, circonda il polo,
e n’è da tanto Padre fatto erede
come di lui carissimo figliuolo;
e pur travaglia, e pur vacilla sempre,
se Dio tai cose o caso alcun contempre!
23
Quei cinque o sette o diece ch’eran dentro
la picciol conca in si stravolto lago,
han seco il grande Autor del cerchio e centro,
di quanto appare in vista adorno e vago;
e pur spavento tal va per lor entro,
che punta sottilissima d’un ago
esser tra morte e vita lor parea,
e di dover ber troppo ognun credea.