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Deh frena il passo e non sdegnar mia speme,
o porto di speranza, o amor di pace!
Non ti s’ainmolla il petto, non ti preme
l’affanno mio, ch’udirmi si ti spiace?
Schiudi le orecchie, prego, a queste estreme
parole mie, ch’ornai la lingua tace:
tace la lingua mia, ché ’l cor è stretto;
giá sol pregar ti posso con l’effetto! —
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Signori miei, dirammi alcun di voi,
lasso! ch’io pecco gravemente e molto.
Dite: chi è giusto in terra? Ma tu vuoi
giustificarti? non tener sepolto
l’interno fango de’ peccati tuoi
a chi con potestá te n’abbia sciolto!
Conosci pur te stesso e di’: — Peccavi! —
Giá non è macchia eh ’esso non ti lavi.
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Ecco donna eli’ è capo di maliccia,
spada di Satanaso, rio d’affanni,
seme d’errori, morbo di tristiccia,
corrutela di leggi, arca d’inganni:
ecco vien arrogante a la Giusticcia,
né teme lei che a morte la condanni.
Oh meraviglia! fuggono gli ebrei;
seguon gl’ incirconcisi e cananei.
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— Abbi di me pietá ! — seguendo chiama —
so che bontá non vien degli atti miei,
si che téma e vergogna mi richiama
dal tuo conspetto, perché giusto sei:
ma d’esser pio cotanta è la tua fama,
ch’i’ vegno e dico: Miserere mei ,
i’ non so chi sia legge, e nondimeno
so che diceste ch’ogni carne è fieno.