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Stette a quel dir si giusto Veritade
in vista quasi di cangiar sentenzia;
ma presta il collo abbracciale Pietade,
pregando lei che per sua providenzia
degni del perdut’uomo a le contrade
scender non con rigor, ma con clemenzia.
Speme eh’ è de’ mortai l’ambassatrice
ascolta piú de l’altre ciò si dice.
21
Ma, non essendo tanta, ch’ardir deggia
mover in propria causa ivi contesa,
spinge la Fede avanti, e le motteggia
ch’ad una simil lor comune impresa
non come neghittosa e tarda seggia
e lasci di pigliar per sé difesa,
però che a lei, secondo il gran dissegno,
di Legge sta promesso e scettro e regno.
22
Fede, eh’ a tanto imperio avea da gire,
fa d’occhio a Caritá ch’usi su’ arte;
tien Forza con Giusticcia, né sentire
vuol per niente la pietosa parte:
Tempranzia inver né sa che far né dire;
Prudenzia con lei tratta s’è ’n disparte:
Concordia e Pace assai tramesse fanno,
or quinci or quindi componendo vanno.
23
Ed ecco stava dietro a due colonne
di quella loggia un’umil feminella,
eh’ indegna tiensi usar con l’alte donne,
essa eh’ è d’ogni vii servigio ancella,
dolce d’aspetto e povera di gonne,
c’ha pur con seco un’altra sua sorella,
che tacita si batte il petto e mira
con gli occhi a terra e lagrima e sospira.