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Patteggia d’un denar con loro al giorno,
ed a le zappe dan di mano e rastri.
Va circa l’ora terza e vede intorno
molti ociosi andar con lor vincastri.
— Che fate — disse lor — qui voi soggiorno,
se siete di conciar le vigne mastri?
Andate al mio poder, ché la vostr’opra
paga vi fia del patto e forse sopra ! —
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Non molto spazio andò, ch’ad ora sesta
gli sovragiunser molti, e molti a nona.
— Quest’ocio vostro — disse — mi molesta,
da cui giamai non esce cosa buona.
Itene lá, ché ’1 modo vi si presta
non pur di cacciar quello, ma si dona
il piú de l’oro precioso tempo,
conosciuto non mai se non col tempo ! —
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Or su l’undecim’ora, che giá ’l sole
d’un emisfero a l’altro si disgrada,
mentr’ei ritorna e far non so che vuole,
trova molti a seder in su la strada.
— Ahi — disse lor — quanto di voi mi duole
che fuggon l’ore e pur qui state a bada!
perché d’altrui non vi tenete ascosi
piú tosto eh ’esser tristi ed ociosi?
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Non v’è giá occulto che ’l destin umano
tal è: «Chi non lavora non manduca»? —
Risposer quegli: — Anzi porremo mano
ad opra, s’alcun fia che ne conduca;
ma per venir qua noi d’un regno strano,
nostra vertú non ha dove riluca. —
Mosse a pietá quel giusto e lor condusse,
tutto che ’l mezzodi voltato fusse.