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Quei son beati ancor, che dolci e miti
fuggon nuocer altrui e far lor onte;
anzi, di mal voler franchi e spediti,
senza torcervi gli occhi o alzar la fronte,
soffron de’ rei gli oltraggi, gli odii e liti,
né voglion che su l’ira il sol tramonte.
Costoro han seco, e non altronde, guerra,
fatti signor del corpo suo eli’ è terra.
13
Non men color felici che ’n lor breve
fugace tempo han guance sempre molle
di fruttuosi pianti, che qual neve
dal capo lor, come d’aprico colle,
con gran dolcezza il petto a sé riceve,
tratti de l’alma fuor per le medolle.
Oh quanto si consola e ’n Dio rinasce
chi di sospiri e lagrime si pasce!
14
E fia per quei ben anco, i quai dolere
de’ casi altrui per caritá si sanno,
e, piú che di consiglio e buon volere,
d’effetti aiuto a’ travagliati danno:
essi dal Padre mio sempr’ottenere
per guiderdone il simile potranno,
si che del ciel fian degni, e ’l ciel di loro,
che gode in sé d’accrescer il tesoro.
15
E quegli ancor di Dio fian veri figli
in questo breve stato, e a quel dissopre,
i quai con fermi ed utili consigli
di pietá con amor, di fé con opre,
le risse altrui, gli morsi e duri artigli
vanno acquetando, si ch’alfin si scuopre
la bianca pace; pace, non men caro
tesoro a lor che argento ad uomo avaro!