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Al morso di quel dir senz’ombra e schietto,
le conscienze lor sfrenaron l’ira,
ira di rabbia, che l’ultrice Aletto
negli aspri cuori lor travolve e gira.
Ecco gli dan le audaci man nel petto;
ma quel, eh ’onestamente si ritira
del tempio fuor, giamai non vi fa motto
fin che d’un monte in cima l’han condotto.
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Quindi giú d’alta roccia minarlo,
senza ch’un solo il nieghi, fan consiglio;
corron gli ungiati lupi per gittarlo.
Ma piacque a lui sottrarsi a quel periglio:
non era ordito in ciel che dispolparlo
s’avesse giú di balze, ché ’l suo Figlio
l’alto celeste Padre in sacrificcio
di croce elesse, e non di precipiccio !
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Ahi citadin malvagi, a quanta insania
sospingevi la vostra innata asprezza !
Non per Cafarnao sol, non per Bettania
il Verbo eterno scese di su’ altezza,
ma perché piú di voi la gente strania
il dottor vostro si gentile apprezza:
fatt’è piú degna non pur la virtute
d’esso veder, ma di provar salute.
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Andate, brutti porci, al fango lordo
ché di tal gemma in voi non cape il pregio
Vii popolazzo e di tua fece ingordo,
eh ’esser poi detto vuoi «legnaggio regio»,
gridan le pietre, i legni, e tu stai sordo
né riconosci lui, che ’l privilegio
ti fece ad esser suo figliuol diletto,
ch’or perché vuol sanarti n’hai dispetto!