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Non si sceglie del mondo gente alcuna,
né piú né men gli ebrei degli altri attende;
ogni sesso, ogni etá, ogni fortuna,
quel nemico di parte avere intende:
poi de la molta turba che s’aduna
tutti l’ infermi a la salute rende,
al lume il cieco, al dritto lo sciancato,
al dire il muto, al senso l’insensato.
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Ma ’nanti che ’l rumor, la fama, il suono
di Galilea rempiesse ogni confine,
’nanti ch’ancor di sua virtude il duono
e l’uscio di sue prove alte divine
(ch’a noverarle fuor di numer sono)
s’aprisse a genti note e pelegrine,
diede principio a Cana, ove gli piacque
in vino tramutar le frigid’acque.
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È Cana un castelletto in Galilea,
dove si fean allora alcune nozze.
Ei fu chiamato da chi le facea,
né di soperchio ricche né anco rozze:
eravi ancor la madre che ponea
l’ordine al tutto, acciò che non s’accozze,
come colei eh’ è savia, eh’ è cortese,
che vale in questa ed in maggior imprese.
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Or qui ’l celeste sposo e mansueto
con umiltá presso al terren discombe.
Procede il bel convivio acconcio e lieto,
lieto non giá perché vi sonan trombe,
non perché corteggiani inanti e drieto
scorrano l’ampie sale, o che rimbombe
rumor di danze, o dir canzoni ed inni
o per buffoni o feminil cachinni.