Pagina:Fogazzaro-IdilliSpezzati-1902.djvu/96

— 89 —


nella dignitosa simmetria dei pochi arredi e persino nelle vesti scure delle signore la espressione, modesta e tuttavia alquanto contegnosa di una vecchia civiltà in piccola fortuna. La signora Molesin, sbiadita figurina ascetica dagli occhi di pecorella, aveva evidentemente nella faccia esangue quarantacinque anni di mansuetudine costante, le spalle curvate da altrettanta soggezione, una voce schiacciata e vôta d’anima, la più misera insipidezza di parola. La signorina, invece, piuttosto alta e sottile, aveva un viso singolare, ardito, già illuminato d’intelligenza e di volontà, non senza certa fierezza nascente negli occhi.

— Si accomodi, — fece la signora pecora ascetica, ponendosi alla sua volta a sedere in silenzio, con le mani giunte sulle ginocchia, con l’abito spiegato a campana sul canapè e il busto irrigidito. Io guardavo la parete e lei guardava la finestra. Questo bel divertimento durava da tre o quattro minuti, quando la signora, senza dipartirsi dalla sua solenne attitudine, belò alla figliuola:

— Lisa, ti ha detto niente papà quando è andato via?