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Il mio egregio avvocato di Monselice, ben ferrato contro le arti molesine, spinse le cose al punto che, in contradditorio dei fratelli Vicarelli fu stabilito dal tribunale il 10 ottobre 1877 per la vendita all’asta pubblica dei beni ipotecati. Agli ultimi di settembre eccoti una delle solite vaste sopraccarte arancione, ecco i caratteri stomachevoli dell’amico Molesin.

Egli si doleva, in tre pagine, del mio precipitoso avvocato, e mi pregava, in tre altre pagine, di far rinviare Pasta al 10 novembre, perchè nel frattempo, molto probabilmente, si sarebbero accomodate le cose all’amichevole. Qui il facondo uomo mi spiegava in sei pagine come i Vicarelli stessero negoziando un mutuo di diciottomila lire con la Banca Popolare di Treviso e la vendita di una casa col signor Zonca negoziante di legname a Padova fuori Porta Codalunga. Se le trattative affidate a lui, Molesin, approdassero, il mio credito verrebbe saldato senz’altro, capitale, interessi e spese. Mandai la lettera al mio avvocato il quale mi consigliò di pigliare informazioni presso la Banca Popolare e presso il signor Zonca. Risolsi di recarmi io stesso a Treviso e a Padova.