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letto. Presso al letto si guardava giù, per il pavimento sfondato, in cucina. Il letto stesso era stato tirato per isghembo al solo posto dove, quando pioveva, non battessero le gocce dal tetto.
Accasciata a terra, abbandonando il capo alla sponda di quel letto stava la contadina presa dal colèra; una povera vecchia faccia di trent’anni, ch’era stata florida a venti e aveva ancora la bellezza di una mansuetudine santa. Suo marito, al primo vederla, capì cos’era e cacciò una bestemmia. Anche il figlioletto che lo seguiva, quando vide il viso nerastro di sua madre, ebbe paura e si fermò sull’entrata.
— Gesù Signore, mandalo via — mormorò la donna con voce fioca. — Mandalo via che ho il colèra. Va dalla zia, caro. Conducilo via tu e chiamami il prete.
— Vado — disse il marito.
Discese, spinse il ragazzo verso il cancello del cortile, ripetendogli:
— Va! Va dalla zia.
Poi andò sotto il porticato della fattoria, ne ritornò con una bracciata di paglia, se la portò in