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peano veloci le acque fosforescenti, tante picciolette mani che gittavano scherzando a manca, a dritta e in alto spruzzi di brillanti. Non entrarono nel seno dove era Màlgari, ma gli passaron davanti rapidamente, così da presso che il bagliore delle fosforescenze illuminava gli scogli, la riva ed il bosco. Ciascuna testina si voltava, passando, a guardar Màlgari ma nessuna venne a lei tranne l’ultima che girò fra gli scogli ed entrò nella rada, fermandosi a pochi passi dal lido.

— Chi siete? — le chiese Malgari.

— Nereidi.

— Nereidi? Allora sapete predir l’avvenire?

— Sì.

— Dimmi il mio.

La piccola Nereide la guardò un poco e rispose:

— Di musica e di poesia sei nata, in poesia e musica ritornerai.

La Nereide aveva un delicato viso di bambina; ma gli occhi suoi erano belli, malinconici e profondi come d’una donna di trent’anni.

— Come sei bella! disse Màlgari. — Vieni a darmi un bacio.