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personaggi mascolini pensando aver pure una guancia rossa, si recano per istinto la mano al viso; la contessa ride; ride uno dei giovinetti, un secondo, un terzo, scoppia una risata generale; la contessa, poiché il ghiaccio è rotto, racconta il caso alle due signore e tutte voglion sapere il come di questa epidemia straordinaria.

— Per conto mio — rispose il poeta -— convien dire che un’amica d’infanzia, la duchezza Y. una vera sorella per me, abbia oggi mangiato del carbone perchè prima di venir qua fui ad incontrarla alla stazione e mi ha dato un bacio proprio qui sulla guancia sinistra.

— Io invece — disse il consigliere d’appello, — credo di essermi macchiato con la tintura del ministro B. che oggi è a Milano e mi ha fatto chiamare per un affare importantissimo. Siamo amiconi, e lui, scherzando, mi ha preso una guancia fra l’indice e il medio. Siccome si tinge, è facilissimo che avesse le dita sudicie.

— Quanto a me — disse il tenente, dimenticando la storia dei guanti che lasciano il colore, — promisi un acquarello a Sarah Bernhardt, e ci